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Export del Made in Italy in crescita nonostante la crisi

L’export dei prodotti Made in Italy continua a rafforzarsi sui mercati extra-UE e cresce nonostante la crisi.

Nel 2015 le piccole imprese sono in pole position nella corsa del Made in Italy sui mercati internazionali. Nel primo trimestre di quest’anno – si legge in un rapporto di Confartigianato – dal nostro Paese sono volati nel mondo prodotti per un valore di 25,8 miliardi (il 27,2% del totale dell’export manifatturiero), con un aumento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014.

L’export dei prodotti Made in Italy continua a rafforzarsi sui mercati extra-UE e cresce nonostante la crisi.

Nel 2015 le piccole imprese sono in pole position nella corsa del Made in Italy sui mercati internazionali. Nel primo trimestre di quest’anno – si legge in un rapporto di Confartigianato – dal nostro Paese sono volati nel mondo prodotti per un valore di 25,8 miliardi (il 27,2% del totale dell’export manifatturiero), con un aumento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Sottolinea il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti “Le piccole imprese si confermano ambasciatrici dell’alta qualità Made in Italy e componente fondamentale dell’economia italiana. Il sistema economico e produttivo italiano, ricco anche di micro e piccole imprese, è un modello adatto allo sviluppo che va sostenuto e accompagnato”.

A tenere alta la bandiera Made in Italy nel mondo sono soprattutto i prodotti alimentari che mostrano un aumento del 5,9% del valore delle esportazioni; bene anche i settori dei mobili (+5,6%) e dei prodotti in metallo (+4,3%).

 

Secondo il rapporto di Confartigianato, le Regioni italiane più virtuose quanto ad esportazione nel primo trimestre del 2015 sono:

  • Veneto con una crescita del 7%
  • Piemonte, che registra un incremento del 6,7%,
  • Emilia Romagna che fa segnare un +5,2%
  • Toscana +2,1%
  • Lombardia +0,3%

 

A livello provinciale le migliori performance per le vendite all’estero di Made in Italy proveniente dalle piccole imprese sono:

  • Napoli che, tra il primo trimestre 2014 e i primi tre mesi del 2015, ha visto crescere le esportazioni del 14,1%
  • Belluno +13,2%
  • Treviso +11,8%
  • Alessandria +11,6%
  • Pordenone +10,4%
  • Salerno +8,6%
  • Vicenza +8,2%
  • Modena +7,1%
  • Bolzano +6%
  • Como +5,3%
  • Perugia +5,2%
  • Torino +5,1%
  • Lecco e Venezia entrambe con un aumento del 4,4%

 

Ad apprezzare sempre di più i prodotti delle nostre piccole imprese è la Corea del Sud dove l’export è cresciuto del 24,4%, seguita da Cina (+19,7%), Stati Uniti (+18,3%), Hong Kong (+11,5%), Regno Unito (+9,0%), Spagna (+8%), Svizzera (+7,8%), Polonia (+5,8%).

All’opposto si è registrato un vero e proprio crollo dell’export delle nostre piccole imprese verso la Russia, diminuito del 34,6%.

 

Quanto cresceranno le esportazioni italiane nei prossimi anni?

L’export è un fattore di crescita di primaria importanza per l’Italia e il suo contributo è stato decisivo in anni difficili come quelli appena trascorsi. I segnali di ripresa a cui stiamo assistendo e il positivo contesto internazionale mostrano che siamo pronti a ripartire, potendo far leva sulla competitività e grazie a un’attenta selezione dei mercati. Una maggiore internazionalizzazione è necessaria e raggiungerla è una sfida possibile.

Sace, nel suo rapporto afferma che l’export tricolore dovrebbe aumentare in media del 4,7% l’anno nel corso del triennio 2016 – 2018.

Ma quali sono le strade da seguire per ottimizzare i propri commerci esteri?

Le imprese che vanno all’estero hanno bisogno, oggi più che in passato, di una bussola che le guidi nei processi di internazionalizzazione, supportandole non solo nel riconoscere i rischi ma anche nell’identificare le opportunità.

Da una parte la strada principale per rafforzare la posizione delle imprese italiane all’interno dei mercati internazionali non può prescindere dalla filiera agroalimentare, uno dei settori di punta del Made in Italy, tanto da rappresentare circa il 10% di tutto l’export (e, in tal senso, l’attuale Expo 2015 dovrebbe poter fungere da ideale trampolino di lancio).

Dall’altra parte, non si può certamente sottovalutare l’identificazione delle geografie più promettenti per i prodotti delle imprese italiane, mediante la creazione di un nuovo indicatore, l’EOI (Export Opportunity Index).

Nella selezione delle geografie bisognerà adottare un approccio granulare, identificando i driver in grado di trainare la domanda di prodotti italiani in ciascun mercato. Cresceranno le esportazioni di mezzi di trasporto e componentistica in Canada (+8,5% medio tra il 2015 e il 2018), la meccanica strumentale in Algeria ed Egitto (+6,5%) e in Tunisia (+7,3%), in particolare per le macchine agricole, solo per fare alcuni esempi.

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